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L’importanza della prevenzione legale in azienda

L’approccio della “Risk Analysis” porta a considerare tutti i rischi legali potenzialmente legati all’attività d’impresa e ad affrontarli con la predisposizione di procedure interne in grado di ridurre il rischio. Questa modalità spinge le aziende ad organizzarsi anche sotto il profilo della prevenzione legale e quindi a dotarsi di una struttura interna di specialisti in grado di svolgere tale funzione. Ma la figura del legale interno non fa parte del retroterra culturale del tessuto produttivo italiano. Fatta eccezione per alcune grandi aziende che sono riuscite per tempo a comprenderne l’importanza ed hanno anche avuto i mezzi per finanziare tale attività, in Italia, a partire dalla media impresa, non si hanno tracce della presenza di legali interni. Alcune aziende poi paradossalmente si trovano a spendere grandi quantità di denaro in consulenze esterne o contenziosi giudiziali che potrebbero essere facilmente evitati con l’organizzazione di un’area legale interna. E con grande risparmio di costi.

Purtroppo il nostro sistema imprenditoriale è abituato a richiedere l’intervento dell’avvocato solo quando si trova già in una fase patologica del rapporto giuridico: quando si comincia a litigare con clienti e fornitori o, addirittura, quando si riceve l’atto di citazione dalla controparte. Spesso l’intervento del legale è tardivo e quindi mirato esclusivamente a minimizzare gli effetti dannosi di una condotta che si è già perfezionata. Ma è proprio su quella condotta che sarebbe necessario andare ad agire in via preventiva, prima che si arrivi alla fase patologica. Un consiglio di uno specialista che precede qualunque tipo di contrattazione è in grado di correggere errori talvolta anche molto costosi, sia in termini di opportunità, sia in termini di denaro. E se lo specialista conosce nel dettaglio l’attività aziendale e le dinamiche di funzionamento dell’impresa, potrà svolgere la sua funzione in modo molto efficace, ma questo può essere ottenuto solamente con l’intervento di un legale interno.

La soluzione difficilmente potrà poi venire da altre risorse: mi riferisco al responsabile amministrativo, al direttore generale, all’impiegato con studi in giurisprudenza o, peggio, a soggetti totalmente digiuni di diritto. La scelta di non avere un’area legale interna è dettata dal desiderio, legittimo, di contenere i costi ed eventualmente di contattare l’avvocato solo in caso si addivenga ad una fase patologica del rapporto. Ma i rischi di una tale condotta, sia da un punto di vista giudiziale personale per il legale rappresentante della società, sia da un punto di vista economico per l’azienda sono molto rilevanti. Senza contare poi che l’efficienza della macchina giudiziale italiana è molto scarsa e per ottenere il riconoscimento di legittime posizioni spesso ci vogliono diversi anni.

Un contributo in questa direzione era stato dato dall’introduzione nel nostro ordinamento del D.Lgs. 231/2001 in tema di responsabilità amministrativa da reato degli enti. Infatti con l’adozione dei Modelli di Organizzazione e Gestione (MOG) volti a prevenire la commissione dei reati presupposto in grado di dare luogo a tale responsabilità, le aziende sono state chiamate ad effettuare un’analisi dei rischi specifici legali e a darsi un’organizzazione interna in grado di prevenire comportamenti a rischio. Molto spesso però tali funzioni sono state affidate a consulenti esterni e poi all’Organismo di Vigilanza e non hanno portato le aziende a strutturare un ufficio legale interno.

Per tutti questi motivi le imprese dovrebbero investire nella direzione di strutturare un proprio ufficio legale interno o concludere accordi quadro con legali d’impresa in outsourcing al fine di riuscire a presidiare tutte queste tematiche e a prevenire danni o sanzioni che potrebbero anche essere molto rilevanti.

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